La modernità sorprendente dell’Area Scarpa non è stata offuscata da oltre mezzo secolo di vita. Carlo Scarpa (Venezia, 1906 - Giappone, Sendai, 1978) è uno dei grandi dell’architettura del Novecento. Tra il 1959 e il 1963 ridisegna il piano terra della Fondazione, ricavandovi un ambiente per mostre e incontri e un giardino nella corte. Un intervento di rottura per quei tempi, una continua ricerca e sperimentazione. Due gli elementi protagonisti: l’acqua, specchio del palazzo all’esterno, entra nell’edificio e si ritrova in giardino; la luce, riverberata dall’acqua, vibra e si rifrange sui soffitti, smaterializzando i contorni e facendosi colore.
leggi di piùA Valeriano Pastor si devono importanti migliorie nel palazzo, realizzate dal 1982 al 1997. Docente di Progettazione Architettonica e Direttore del Dipartimento presso lo IUAV, l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, ripensa funzioni e servizi dell’intero complesso. Il segno più evidente del suo intervento è una nuova scala, cerniera strategica che collega direttamente gli spazi articolati del palazzo.
leggi di piùMario Botta si laurea con Giuseppe Mazzariol e Carlo Scarpa nel 1969 allo IUAV, l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia. In quegli anni giovanili la Fondazione, con la Biblioteca e l’Area Scarpa, ultimata da poco, è per lui un punto di riferimento importante. Nel ridefinire parte degli spazi Botta attinge anche a quell’esperienza e agli insegnamenti del maestro. Dal nuovo ingresso alla corte coperta, all’auditorium, espliciti sono i rimandi dell’architetto ticinese a Scarpa nell'essenzialità delle linee, nell'accostamento o nella contrapposizione di materiali e di colori: pietra e metallo, bianco e nero, grigio e rosso.
leggi di piùNel 2015 l’architetto Michele De Lucchi viene incaricato del restauro delle sale destinate alle collezioni della Cassa di Risparmio di Venezia, affidate da Intesa Sanpaolo alla Fondazione. Concluso nel 2018, il progetto è un nuovo, forte segno architettonico che dialoga con la storia del palazzo. De Lucchi abbatte una serie di tramezzi e ripristina l’effetto ottico spettacolare delle porte, allineate in un unico cannocchiale visivo. La tinta scelta per le pareti si attenua progressivamente da un ambiente all’altro, scandendo un percorso cronologico e visivo emozionale fra il Cinquecento del Tintoretto e il Novecento di Arturo Martini.
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