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Casa Museo

Dalle collezioni di famiglia al museo d’ambiente

Un viaggio nel tempo

La visita è un viaggio reale e immaginario nell’arte, ma anche nella storia sociale di Venezia, con il racconto dei rituali domestici di una vera dimora patrizia fra arredi settecenteschi e neoclassici, porcellane da tavola, dipinti.
Nel percorso di visita si aprono, quasi impercettibili, anche scorci del presente: opere d’arte contemporanea entrano in dialogo con le antiche collezioni e suggeriscono al visitatore nuovi sguardi, svelano inaspettati punti di vista.
Un ricco apparato didascalico e informativo conduce, di sala in sala, a scoprire e approfondire aspetti storico sociali della vita dei Querini: la politica e il ruolo pubblico, gli affari, gli affetti, l’educazione dei figli, gli svaghi, dal teatro alla moda, dalla musica ai salotti, alla tavola, all’intimità.
Un racconto è dedicato agli ‘invisibili’ del palazzo: quelle presenze che passano quasi sempre inosservate dentro la grande storia, ma ne illuminano le vicende.

Vivere la storia

Quella che per secoli è stata la dimora dei Querini Stampalia ora è la Casa Museo. Un museo d’ambiente fra i più suggestivi d’Europa che ricrea lo stile, l’atmosfera autentica, intima e fastosa insieme di un palazzo veneziano tra Sette e Ottocento e lo racconta nel quotidiano. Raccoglie le collezioni d’arte e gli arredi della famiglia, tra le più antiche e illustri di Venezia. Mobili, dipinti, lampadari in vetro di Murano, globi, orologi, strumenti musicali, porcellane, sculture, arazzi. Jacopo Guarana affresca i soffitti nel 1790, per le nozze di Alvise Querini e Maria Teresa Lippomano. E’ considerato uno dei cicli più vasti e importanti del pittore.

Il capolavoro di Giovanni Bellini

La 'Presentazione di Gesù al Tempio' è tra i capolavori di Giovanni Bellini (Venezia, ca. 1438/40 - 1516) Dipinta intorno al 1470, esprime una forma privata di devozione: soggetti del genere sono spesso presenti nelle cappelle di famiglia, in camera da letto, negli studioli. I personaggi si stagliano sul fondo scuro. La concentrazione degli sguardi, il gesto di Maria di trattenere il Bambino come per proteggerlo, le fasce che lo avvolgono come fosse già nel sepolcro, il parapetto che allude a un sarcofago: tutto lascia presagire la morte, il Calvario. La sua modernità strepitosa ne fa un simbolo del Rinascimento.

La Venezia di Pietro Longhi

In pittura Pietro Longhi (Venezia, ca. 1701 - 1785) è l’interprete per eccellenza dei costumi della società veneziana del Settecento, come Goldoni lo è nel teatro. La Querini possiede una raccolta fra le più ricche e interessanti dell’artista: ben trenta ‘istantanee’, acute e felici, raccontano la vita domestica e mondana di Venezia. Longhi coglie con ironia atmosfere, costumi, stati d’animo. Eccezionale è il valore documentario di queste cronache illustrate, notevoli le qualità pittoriche nel gusto del dettaglio: il vestito di una dama, l’arredo di una camera, l’atlante spalancato sul pavimento.

Gabriel Bella e le scene di vita veneziana

Una ‘sala immersiva’, in cui farsi trasportare nella Venezia del Settecento, la più intrigante delle grandi città europee del tempo. Cortei e processioni, cerimonie di stato e sacre liturgie nei luoghi del potere e della fede, feste, giochi come in uno spettacolare documentario sulle istituzioni, i riti, i costumi della Serenissima. Nella pittura di Gabriel Bella (Venezia, 1730 - 1799) c’è una comunità intera con le sue manifestazioni di popolo. Per gli sfondi Bella prende spunto dai vedutisti, dal Canaletto specialmente. È un tratto tutto suo, invece, la vita in movimento che trabocca da ogni quadro.

L’innesto contemporaneo di Elisabetta Di Maggio

Nel 2004 Elisabetta Di Maggio intaglia con il bisturi l’intonaco di un angolo della prima sala della Casa Museo, riportando alla luce strati di precedenti ridipinture: un lavoro meticoloso, paziente, quotidiano. L’esito è ‘Senza titolo - Muro #5‘, raffinato ricamo contemporaneo a muro, suggerito all’artista da alcuni frammenti di tessuto che in passato hanno rivestito le sale del palazzo e ora sono conservati negli archivi della Fondazione. Memorie che affiorano, tracciano legami tra passato e presente, suggeriscono una riflessione sul tempo, cara all’artista e a ‘Conservare il futuro’, il progetto di arte contemporanea della Fondazione.

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